Greak: Memories of Azur - Recensione

Un nuovo esponente del genere metroidvania si getta nella mischia deciso a lasciare il segno.

Greak: Memories of Azur - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Impianto grafico e artistico splendidi.
  • Enigmi divertenti e ben bilanciati.
  • Alcuni elementi fanno sorgere il dubbio che il progetto sia stato ridimensionato in corsa, minandone in special modo la longevità.

Negli ultimi anni il genere dei metroidvania è sempre più diffuso, soprattutto nelle produzioni indie o comunque con un budget contenuto. Questo non é affatto un male, anzi: la struttura ereditata da Metroid conferisce all’animo platformer di questi titoli più profondità, mentre il livellamento delle abilità dei personaggi aggiunge carne al fuoco alla struttura ludica invogliando il giocatore a visitare aree già esplorate senza rendere il backtracking noioso.

Greak: Memories of Azur non è un metroidvania puro, ma unisce alcune delle caratteristiche principali di questo genere a qualche idea originale, il tutto impreziosito da una realizzazione artistica davvero pregevole. Sulla carta quindi, sembrerebbe di trovarsi davanti a un titolo davvero imperdibile (e in parte é vero), anche se sfortunatamente non é tutto oro ciò che luccica.

Il regno di Azur

La trama di Greak: Memories of Azur, racconta di un regno in guerra contro l’invasione di un orda di mostri chiamati Urlag, ed è descritta in modo meticoloso tramite l’introduzione, i libri, le iscrizioni e i dialoghi di cui il gioco è amorevolmente disseminato. Insomma, è abbastanza lampante come gli autori tengano molto alla lore del gioco, e da quanto impegno sia stato dedicato allo sviluppo del titolo. Amore che si percepisce in ogni singola animazione disegnata a mano e in ogni fondale, grazie al sapiente uso di colori e sfumature pastello che regalano a ogni schermata di gioco carattere e grande leggibilità.

Tutti i personaggi nel gioco - nessuno escluso, dai protagonisti al più marginale dei comprimari - sono animati divinamente e possono vantare un character design accattivante. A fare da cornice all'ottimo comparto grafico, una colonna sonora orchestrale che, pur non risultando memorabile, sa fare il suo dovere amalgamandosi nel resto del contesto in modo convincente.

Tre fratelli da ricongiungere

Cominceremo la nostra avventura nei panni di Greak, il più piccolo di tre fratelli e, inizialmente, il nostro compito sarà quello di trovare Adara, e Raydel, rispettivamente sorella e fratello maggiori del nostro “protagonista”. Ricongiungersi con uno dei fratelli corrisponde a quello che, nei classici metroidvania, possiamo definire un upgrade. Infatti ognuno di loro ha delle abilità specifiche necessarie ad avanzare nel gioco.

Greak principalmente utilizza una piccola spada, quindi i suoi attacchi sono per forza di cose ravvicinati. È in grado anche di sparare delle frecce, che però non sono illimitate, ed è possibile raccoglierne altre in giro o acquistarle dai mercanti. Può trattenere il respiro sott’acqua per un breve periodo ed effettuare un doppio salto. Inoltre, essendo piccolo, ha la possibilità di infilarsi in alcune tane sotterranee, che saranno utili per raggiungere punti altrimenti inaccessibili.

Adara, la mediana, può usare la magia. È in grado di attaccare “sparando” dei colpi energetici che, pur non arrivando troppo lontano, le consentono di colpire i nemici a distanza. Può fluttuare in aria per un breve periodo e trattenere il respiro molto più a lungo rispetto al fratello minore.

Il nostro primo compito sarà riunire i tre fratelli.

Raydel, il più grande dei tre, è un cavaliere armato di spada. I suoi attacchi sono i più potenti, ma a renderlo indispensabile è il suo scudo, con il quale non solo può bloccare attacchi nemici, ma soprattutto alcuni raggi di fuoco che costituiscono degli ostacoli altrimenti mortali. È in possesso anche di una catena che gli permette di agganciarsi ad alcune superfici, ma sfortunatamente non è in grado di nuotare. Infatti appena toccherete l’acqua, andrà a fondo come un sasso a causa della sua pesante armatura (lo odierete per questo).

Una volta raggiunto uno dei vostri cari, questo si unirà al vostro party in maniera permanente. Ciò vuol dire che presto vi troverete a gestire tre personaggi contemporaneamente. “Gestire" é una parola molto azzeccata in questo contesto perché dovrete proprio controllarli fisicamente tutti e tre allo stesso tempo, o se preferite, a turno. Nessuno di loro infatti si muove automaticamente, ma con la pressione di uno dei grilletti del pad lo terrete “ancorato” ai movimenti del personaggio che state utilizzando in quel momento. Se questo, durante gli spostamenti, si riesce a fare abbastanza comodamente, negli scontri con i boss risulterà una meccanica non proprio rilassante da gestire dato che la morte di uno dei tre causa l’immediato game over.

Ogni personaggio è inoltre in grado di trasportare un massimo di tre oggetti (potrete arrivare a quattro acquistando una borsa più grande), e gli spazi a disposizione vi serviranno sia per raccogliere oggetti funzionali, come chiavi e simili, sia per trasportare merce da rivendere, frutti, erbe e funghi curativi. Alcuni di questi item possono restituire al giocatore un punto vita se consumato da crudo, altri (come in The Legend of Zelda: Breath of the Wild) dovranno essere cucinati in alcuni pentoloni insieme ad altri due ingredienti per trasformarsi in cibi più nutrienti o pozioni.

 
Gestire più personaggi contemporaneamente può essere complicato, all'inizio.

A differenza dei classici metroidvania, le abilità dei nostri tre protagonisti non aumentano progredendo nel gioco. Al massimo in alcuni casi possono migliorare (trattenere il respiro sott’acqua più a lungo, o caricare un attacco, per esempio).

Altra differenza che discosta Greak: Memories of Azur da un metroidvania classico è l’assenza della tipica auto-mappa a blocchi. Qui le varie aree di gioco non vengono tracciate in nessun modo, lasciando alla nostra memoria il compito di guidarci. Esiste una mappa, ma tiene conto esclusivamente delle varie zone che compongono il regno di Azur: le cascate, il villaggio, la palude ecc. In questo modo sapremo sempre dove siamo, dove si trova il luogo dove vogliamo recarci e a quale altro è collegato, ma non avremo i dettagli di com’è la sua conformazione interna e se abbiamo già visitato quella specifica porzione di livello.

Questo non costituisce un vero e proprio problema, poiché in realtà Greak: Memories of Azur é piuttosto lineare. Quasi sempre, quando ci troviamo ad attraversare un’area, abbiamo i mezzi per poterla superare, o li avremo di li a poco prima di abbandonarla.

Ed è proprio qui che, se vogliamo, “casca l’asino”. Per fare un esempio molto semplice, non vi capiterà mai di trovare, in un’area visitata nelle prime fasi di gioco, zone in cui dovrete tornare una volta recuperato l’ultimo dei fratelli. Questo teoricamente poteva non rappresentare un difetto grave, se non fosse per il fatto che Greak: Memories of Azur dura davvero molto poco.

Incidenti di percorso

Devo ammettere che, muovendo i primi passi nel mondo di Azur, la mia impressione è immediatamente stata quella di un gioco curatissimo: certo, non è privo di piccoli difettucci, come ad esempio dei boss poco incisivi che, oltretutto, risultano talvolta complessi da sconfiggere proprio perché è necessario portarsi dietro dei personaggi quasi inerti e stare attenti che non muoiano male mentre si combatte. Si tratta comunque di un problema marginale, che dopo un po’ di tentativi si aggira diventando man mano più abili a passare da un personaggio all’altro. Il problema vero non è nemmeno una durata non eccezionale, quanto il fatto che il finale arriva all’improvviso, proprio mentre si ha l’impressione che il gioco cominci ad “aprirsi”.

Ci sono degli elementi che lasciano dubbiosi: una delle prime quest che ci troveremo ad affrontare consiste nel recuperare la lente di un cannocchiale posto sulla torre del villaggio. Una volta messa la lente al proprio posto, potremmo utilizzare lo strumento per guardare il panorama dall’alto… e basta. Mi sarei aspettato che, presto o tardi, guardare l’orizzonte sarebbe stato utile a trovare qualcosa, invece no, si tratta di un semplice orpello.

 
Le abilità dei tre personaggi sono diverse e bisogna imparare a sfruttarle al momento giusto.

Gli oggetti che è possibile acquistare sono quasi totalmente inutili, così come mi è sembrata sproporzionata la valuta del gioco. Raramente ho utilizzato le frecce, quindi non ho mai acquistato la balestra. Avevo pensato di tenere i soldi per qualcosa che mi sarebbe stato proposto più avanti nell’avventura, non sapendo che il gioco era tutto lì. Stessa cosa per alcuni oggetti che servono ad aumentare provvisoriamente l’efficacia degli attacchi… li ho sempre tenuti da parte pensando di utilizzarli più avanti, e alla fine non li ho mai usati.

Insomma, l’impressione è che strada facendo il gioco sia stato, per qualche motivo, “ridimensionato” rispetto all’idea originale, ed è un vero peccato perché sembrava avere un potenziale molto buono e tante belle idee. Idee che emergono nei vari puzzle ambientali da risolvere utilizzando le varie capacità dei tre fratelli combinate insieme spostando l’uno e l’altro al momento giusto, e che sicuramente avrebbero meritato di essere sfruttate maggiormente.

Verdetto

Greak: Memories of Azur è un gioco davvero molto bello sotto ogni punto di vista, purtroppo afflitto da una longevità davvero troppo bassa dovuta quasi sicuramente ad intuibili tagli in fase di sviluppo. Certo, nonostante questi evidenti ed evitabili difetti, l’impianto generale resta ottimo, così com’è lampante l’amore riversato dagli sviluppatori all’interno del progetto. Tenendo conto di un prezzo al pubblico inferiore ai 40€ su Switch e ai 30€ sulle piattaforme Playstation, Microsoft e PC, mi sento in dovere di premiarlo con un voto comunque buono, che sarebbe stato almeno un 8 se la durata si fosse attestata anche solo su un paio di ore in più. Se siete amanti del genere, e non vi preoccupa la durata, vi consiglio comunque di prenderlo in considerazione. Mancava davvero poco per avere tra le mani un vero gioiellino, mentre così ci troviamo di fronte ad un diamante grezzo, che però, non è detto non possa essere perfezionato con un futuro seguito che sicuramente è nei piani degli sviluppatori.

In questo articolo

Greak: Memories of Azur

Navegante Entertainment | 17 Agosto 2021
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Greak: Memories of Azur - La recensione

7.5
Discreto
Greak: Memories of Azur delizia gli occhi e fa aguzzare il cervello proponendosi come un bellissimo esponente del genere metroidvania a cui, però, sembra mancare un pezzo.
Greak: Memories of Azur