Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition brilla come allora – Recensione

20 anni e non sentirli

È davvero un piacere trovarsi a recensire produzioni come Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition: la nostalgia per i tempi che furono, l’affetto verso il gioco originale (giocato su Nintendo Gamecube) e le difficoltà mostrate da Ubisoft nel tenere in vita il franchise rendono questa nuova edizione davvero preziosa sia per il sottoscritto che, verosimilmente, per tantissimi giocatori.

Abbiamo parlato dei perché l’opera di Michel Ancel fosse così speciale, e di come valga la pena preservarla tutt’ora, in questo articolo, che ha affrontato il gioco dal punto di vista della memoria storica condendo il racconto con le emozioni che solo giochi “speciali” come questo possono regalare.

Oggi ci troviamo invece a cercare di capire se la scelta di riportare in vita questo gioco, in questa peculiare forma, sia davvero la scelta giusta e possa aiutare il publisher francese nel suo processo di avvicinamento al secondo (ma prequel) capitolo, il cui spettro ormai da tempo vaga per i corridoi dell’azienda nell’attesa di capire se muterà in sentenza o speranza.

Oggi come allora, Jade una gran signora

Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition nella sua forma originale vista nel 2003 nasce come titolo in terza persona che prova rimettere in discussione i dogmi instaurati da classici come The Legend of Zelda: Ocarina of Time e, in qualche modo, anche da Wind Waker (da cui assorbe la familiarità con l’acqua). L’obiettivo era quello di presentare una sorta di “versione moderna” delle avventure fatte di esplorazione, combattimenti e puzzle, introducendo una mobilità mai vista grazie ai veicoli, audio e video graziati da valori di produzione decisamente sopra la media e l’ambizione di creare un prodotto capace di estendersi negli anni e – si sperava diversamente – nelle generazioni.

L’obiettivo era quello di presentare una sorta di “versione moderna” delle avventure fatto di esplorazione, combattimenti e puzzle

Mettendo in discussione i topoi del genere, veniamo catapultati senza troppi preamboli nell’emergenza in corso sul pianeta Hyllis, vittima dell’ennesimo attacco delle temibili creature aliene chiamate DomZ. Nei panni della giovane e coraggiosa Jade, il compito del giocatore è occuparsi della sicurezza dei bambini presenti nel suo orfanotrofio e al tempo stesso respingere l’invasione degli alieni pronti a fagocitare tutti gli esseri umanoidi che gli capitano sotto il naso (sempre che ce l’abbiano, è tutto da verificare).

Normale amministrazione se ci sono di mezzo i DomZ

Accompagnata dal burbero, brusco ma affidabile maialone di nome Pey’J, presto Jade si troverà a suo malgrado trascinata in una serie di eventi che la porteranno dritta nel bel mezzo di un complotto che vede qualcosa di losco muoversi dietro le quinte, nel dubbio che le forze della Squadra Alfa, unico fronte di difesa del pianeta, possano invece essere complici e carnefici al servizio dei DomZ.

La forza dei primi momenti di Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition sta nella sua capacità di dare forma al mondo e a contestualizzare in pochi istanti tutte le dinamiche sociali e politiche utili allo spettatore: ci troviamo nel futuro non troppo diverso dal nostro tempo per quel che concerne l’uso e l’abuso dell’informazione, così come per la tendenza della popolazione a trovare ogni modo per arrangiarsi e arrivare alla giornata successiva.

Il gioco sfoggia tutte le sue carte in un mondo ben distante dal concetto di open world

Tra regimi militari, controllo della stampa e pericolosi gruppi che si muovono nei bassifondi e sul filo della legalità, presto si entrerà a far parte della misteriosa rete Iris, a conti fatti l’unica forza che dietro le quinte combatte realmente a favore dell’umanità per impedire che i DomZ prendano il controllo del pianeta.

Ti piacerebbe muovere la telecamera, vero? E invece.

Il passaggio narrativo avviene in un paio d’ore, e nel mentre il gioco sfoggia tutte le sue carte: in un mondo ben distante dal concetto di open world né tantomeno open map, che va invece ad abbracciare il caro vecchio classico delle piccole aree collegate da caricamenti, la visuale in terza persona viene sfruttata con grande attenzione registica, offrendo quando libertà e quando restrizioni, ricordandoci le difficoltà del tempo nella gestione della visuale.

Questa scelta però è cruciale nella capacità del titolo di giocare con proporzioni e distanze per darci l’idea di una produzione vasta e maestosa, che invece sapientemente ci muove di area in area guidandoci in modo praticamente lineare, dandoci l’illusione della scelta per via dell’hub centrale dedicato alla navigazione con l’hovercraft e delle diverse attività complementari ma cruciali, come la fotografia.

Che sguardo intelligente!

Jade è infatti dotata di una macchina fotografica con cui è chiamata a catalogare ogni specie presente sul pianeta, ottenendo crediti con ogni nuovo esemplare registrato. Questo val bene per l’esplorazione, ma anche durante i combattimenti con i boss, da fotografare prontamente per ottenere grandi ricompense. I crediti che otteniamo sono la valuta principale che ci permette di fare acquisti per i potenziamenti della salute (di Jade e dell’overcraft) così come gli oggetti curativi.

La fotografia quindi non è un vezzo, anzi, e si va a intrecciare anche a livello narrativo con la necessità della protagonista di raccogliere indizi e prove delle macchinazioni dei malvagi. Si passa da un’area all’altra, facendo conoscenza con il cast presente nell’overworld (chiamiamolo così per chiarezza), abbastanza in scioltezza mentre i dungeon, così come le città, si dipanano in maniera piuttosto agile tra le nostre mani.

In certi momenti l’età della produzione originale viene fuori in modo abbastanza plateale

Se sui mezzi è tutto un gran sgasare e muoversi in velocità, a piedi si deve invece sfruttare le peculiarità dei personaggi in gioco, controllando Jade mentre, al tempo stesso, si chiamano in causa le abilità di Pey’J sia per quel che concerne l’esplorazione che il combattimento. Non immaginereste mai cosa è in grado di fare con una chiave inglese e un paio di pantaloni in grado di raccogliere il metano che lui stesso emette… dal sedere.

È piuttosto sagace il mondo in cui ci vengono insegnati alcuni sistemi separatamente per poi, in modo naturale, suggerirci si usarli insieme

Tornando invece alle ispirazioni verso i classici, in Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition è presente anche un sistema di combattimento che un po’ ricorda Zelda, rinunciando all’iconico Z targeting per approcciare invece un valido sistema di lock automatico e una buona libertà nel cambio di direzione e nel crowd control, per affrontare efficacemente i minion, anche in gruppo, e i poderosi boss.

La presenza di due personaggi consente anche di eseguire azioni speciali con cui stordire i nemici o attivare elementi del fondale in modo da offrire a Jade l’occasione di infliggere danni extra, semplificarsi la vita od ottenere valuta di gioco. È piuttosto sagace il mondo in cui ci vengono insegnati alcuni sistemi separatamente per poi, in modo naturale, suggerirci si usarli insieme, che si tratti di puzzle, combattimento o stealth.

Stealth? Check!

Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition non è un gioco vasto, enorme e infinito, anzi. L’avventura proposta viaggia in modo decisamente spedito attraverso un numero limitato di aree di gioco, riuscendo però ad affascinare per la serietà della narrativa e schiettezza con cui il giocatore viene messo di fronte a momenti e tematiche decisamente “corpose”.

Al netto della ripetitività che potrebbe emergere, in particolare per via del sistema di combattimento che non si sviluppa come in altri prodotto, si è riusciti a proporre un’esperienza comunque variegata e mai noiosa, diversificando a dovere le ambientazioni, introducendo in modo saggio i nuovi personaggi quando servono e rimescolando il gameplay a dovere.

Si è riusciti a proporre un’esperienza comunque variegata e mai noiosa

Le boss fight non sono necessariamente memorabili, ma spaziano tra combattimenti a terra, in mare e nello spazio, non annoiando mai. Così come le tante occupazioni complementari tra ricerca di collezionabili e minigiochi da affrontare, che richiederanno un bel po’ di tempo da spendere per completare tutto. Qualche piccola incertezza tra camera e controlli si può trovare, ma dopo una fase iniziale di ambientamento tutto fila abbastanza liscio per essere un gioco di 20 anni fa, che ogni tanto con qualche piccolo glitch o imperfezione ci ricorda di provenire da un’epoca decisamente diversa da quella attuale.

Non lo vuoi un bel minigioco per il collezionabili?

Per quel che riguarda invece il lavoro compiuto per questa edizione dell’anniversario, ci troviamo tra le mani una remaster vera e propria, quasi una perfetta reskin del titolo originale: animazioni e inquadrature rimangono identiche al titolo del 2003, le aree continuano a essere composte da piccole zone collegate dai caricamenti e in buona parte l’estetica eccentrica dai colori saturi dell’epoca è stata riportata molto fedelmente con qualche correzione sulla cromia.

Molto importante è invece l’impegno riversato nel rimodulare l’aspetto in sé di tutto ciò che vediamo ingame, dai personaggi ai mezzi così come dalle città ai dungeon, Ubisoft ha ricostruito la totalità delle texture offrendo ora un livello di dettaglio esponenzialmente superiore che risponde all’illuminazione in tempo reale, inserendo anche increspature della pelle, squame di rettili, trame di tessuto e via dicendo dove prima trovavamo tinte unite e colori pastellati privi di guizzi realisitci. Tutto a un framerate (e ci mancherebbe) molto soddisfacente.

Fino allo spazio

Il comparto audio, ricco e decisamente riuscito in ogni aspetto nell’originale, viene riproposto qui con maggiore pulizia grazie alla colonna sonora rimasterizzata (che pompa in modo esagerato oggi come ieri) e al doppiaggio che ritorna con il ventaglio di lingue a cui siamo abituati, tra cui anche il discreto italiano. Oggi come allora, le voci non sono male e cedono solo nelle interpretazioni in cui, evidentemente, gli attori non erano al corrente di cosa stesse avvenendo a schermo – un classico.

Il colpo di coda arriva guardando ai contenuti di questa nuova edizione, che introduce una caccia al tesoro strettamente legata alla trama del secondo capitolo (che a detta di Ubisoft arriverà, basta crederci), una nuova modalità speedrun con cui tracciare i nostri tempi migliori e un ampio spazio dedicato a degli extra legati allo sviluppo del gioco, che da soli valgono buona parte del prezzo del biglietto. Si percepisce chiaramente l’affetto degli sviluppatori per il mondo di gioco, così come la speranza di vederlo ritornare in vita presto con Beyond Good and Evil 2.

Conclusioni

Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition è un gioco imperdibile per chiunque abbia provato affetto per l’opera originale di Ubisoft, capace al tempo di mostrare una nuova via per il genere dell’avventura, incastrato tra i discutibili progressi del platform 3D e la standardizzazione delle avventure alla Zelda. Rivivere le avventure di Jade e Pey’J a tanti anni di distanza è meno traumatico di quello che si potesse immaginare, nonostante il lavoro di restauro non sia al pari di un remake, a testimonianza di quanto di buono fosse stato realizzato al tempo.

Snello, curato, vario e non propenso all’essere dispersivo: per essere un titolo Ubisoft, il primo Beyond Good & Evil faceva e fa di tutto per allontanarsi dall’idea moderna di titolo bolso, pesante e trascinato in cui è a volte inciampata la casa francese, mostrando il giusto equilibrio tra qualità e quantità. La speranza è che, nel 2024, questo “focus” su cosa conta davvero non venga percepito come pochezza o superficialità, ma venga invece visto come un ottimo gancio per dedicarsi a una produzione che ha davvero molto da raccontare sul mondo console di inizio anni 2000.

  • Good
    +Mondo interessante, direzione artistica ottima, colonna sonora top
    +Vario e divertente, sagace nell'incastrare diverse meccaniche
    +Dura il giusto, impegna il giusto ed è curato il giusto
    +Mix riuscito di tante situazioni (un unicum, oggi)
  • Bad
    -Oggi come allora gli manca qualcosina per gridare al capolavoro assoluto
    -È figlio di un periodo storico molto diverso da quello attuale
  • 7.9 Interessante
Conclusioni

Beyond Good & Evil – 20th Anniversary Edition è un gioco imperdibile per chiunque abbia provato affetto per l’opera originale di Ubisoft, capace al tempo di mostrare una nuova via per il genere dell’avventura, incastrato tra i discutibili progressi del platform 3D e la standardizzazione delle avventure alla Zelda. Rivivere le avventure di Jade e Pey’J a tanti anni di distanza è meno traumatico di quello che si potesse immaginare, nonostante il lavoro di restauro non sia al pari di un remake, a testimonianza di quanto di buono fosse stato realizzato al tempo.

Snello, curato, vario e non propenso all’essere dispersivo: per essere un titolo Ubisoft, il primo Beyond Good & Evil faceva e fa di tutto per allontanarsi dall’idea moderna di titolo bolso, pesante e trascinato in cui è a volte inciampata la casa francese, mostrando il giusto equilibrio tra qualità e quantità. La speranza è che, nel 2024, questo “focus” su cosa conta davvero non venga percepito come pochezza o superficialità, ma venga invece visto come un ottimo gancio per dedicarsi a una produzione che ha davvero molto da raccontare sul mondo console di inizio anni 2000.

  • Good
    +Mondo interessante, direzione artistica ottima, colonna sonora top
    +Vario e divertente, sagace nell'incastrare diverse meccaniche
    +Dura il giusto, impegna il giusto ed è curato il giusto
    +Mix riuscito di tante situazioni (un unicum, oggi)
  • Bad
    -Oggi come allora gli manca qualcosina per gridare al capolavoro assoluto
    -È figlio di un periodo storico molto diverso da quello attuale
  • 7.9 Interessante