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Il coraggio di ripartire e plasmare il futuro: L’esperienza di Planet Farms e Nativa

“È il 22 gennaio 2024, sono le 6 del mattino, Planet Farms, la più grande società di vertical farming in Europa, brucia. Otto operai sono già al lavoro. Altri stanno arrivando. L’allarme è tempestivo, tutti sono salvi. Ma bruciano anni di lavoro e di fatica. Alle 6.45, l’entità del disastro è già chiara. Una colonna di fumo nero si alza da Cavenago di Brianza e si vede lungo tutta l’autostrada A4. Lo stabilimento di Planet Farms, società tech nata nel 2018 da due imprenditori visionari con il sogno di cambiare il mondo, è completamente distrutto. Ridotto a un campo di cenere”. Così Eleonora Chioda racconta quello che ha vissuto, solo pochi mesi fa, Luca Travaglini, fondatore di Planet Farms, che recentemente ha dovuto affrontare una delle sfide più dure della sua carriera professionale. 

Ma Planet Farms non è l’araba fenice, non rinasce dalle sue ceneri, perché non è morta. “Nessuno è morto, non si parla di rinascita ma di ripartenza”. Questa frase, semplice ma potente riassume l’approccio adottato da Travaglini di fronte alle difficoltà: riconoscere la gravità della situazione, ma rifiutare di essere sconfitti. 

È la resilienza, una dote tra le più importanti per un imprenditore. La sua storia, la sfida difficile che si è trovato ad attraversare Travaglini l’ha raccontata in un incontro a due voci, la sua e quella di Eric Ezechieli, fondatore di Nativa e imprenditore rigenerativo, lo scorso 4 giugno sul palco del Green&Blue Festival, durante la serata condotta dalla giornalista Eleonora Chioda.

Resilienza e Leadership

Travaglini ripercorre gli attimi tremendi della mattina del 22 gennaio, “erano le 6 e 10 e poco più e mi è suonato il telefono, non mi sembrava vero. Prima ancora di arrivare ricevevo messaggi, senza capire, sembrava un film dell’orrore.” Una volta arrivato allo stabilimento, lo shock e l’incertezza, anni e anni di lavoro buttati in fumo. Sensazione provata non solo da Travaglini. Come racconta il founder di Planet Farms, ciò che più lo ha colpito sono stati propri i volti e le espressioni delle persone presenti: “in quel momento ho davvero capito cosa voglia dire essere un imprenditore. C’erano istituzioni, polizia, carabinieri, vigli del fuoco, ma tutti guardavano a me”.

Riconoscere la gravità della situazione, ma rifiutare di essere sconfitti, questa è la strada scelta da Planet Farms dopo l’incidente di gennaio. Il fuoco non ha bruciato l’ambizione bensì l’ha alimentata. La reazione di Planet Farms è stata immediata e risoluta: “Alle 13.30 abbiamo organizzato la prima riunione con il team interno e alle 14 con gli investitori”. Ed è proprio in questi momenti che è possibile rintracciare uno degli aspetti chiave della reazione di Planet Farms: la solidarietà e il supporto che si è creato attorno alla società.

Supporto che ha lasciato sorpreso e meravigliato Travaglini: “in questi momenti puoi trovare tante spalle su cui piangere. Noi abbiamo ricevuto altro, una solidarietà che mai mi sarei immaginato di ricevere nella vita”. Solidarietà che non è arrivata solo da aziende, investitori e soci ma anche da consumatori, cittadini di Cavenago che si sono addirittura offerti di “arrivare con le pale a sistemare”, e non ultime, da tutte le persone che fanno parte di Planet Farms che, come sottolinea Luca, è innanzitutto “una società di persone”. Nelle situazioni più difficili, la determinazione e la volontà di raggiungere un obiettivo comune possono fare la differenza: “abbiamo convertito quel dolore in azione”. Grazie a un’efficace gestione della crisi, Planet Farms è riuscita non solo a sopravvivere, ma anche a gettare le basi per un futuro ancora più solido e prospero.

Un futuro più solido e prospero è proprio alla base della nascita di Planet Farms. Dopo un grave problema di salute, racconta Travaglini, “ho deciso di cambiare la mia vita”. Da qui la volontà di rispondere a una delle domande che Luca si è posto maggiormente: “noi ci battiamo per tantissimi diritti, ma in realtà nessuno di noi ha un diritto che è fondamentale, quello di sapere ciò che sto mangiando, in trasparenza totale”.

Anche Eric Ezechieli, CEO di Nativa, ha enfatizzato come le difficoltà possano fungere da catalizzatore per il cambiamento positivo. “Siamo di fronte a dei cambiamenti di scenari e dinamiche talmente forti che richiedono un atteggiamento completamento diverso. La transizione verso modelli sostenibili la faremo in ogni caso, dobbiamo scegliere se subirla o governarla” afferma Ezechieli.

Questa consapevolezza racconta Ezechieli, cresce lontana nel tempo e si rafforza sempre più. Tutto nasce dalla lettura di un libro, “Limits to growth”, uno studio in cui per la prima volta, nel 1972, vengono messi in evidenza i limiti del modello di sviluppo che aveva dominato nei decenni precedenti, affermando come il nostro sistema come Pianeta Terra arriverà ad un livello critico in un anno preciso, nel 2020. Partendo proprio da queste considerazioni, Ezechieli ci invita a riflettere sui profondi cambiamenti che stiamo attraversando e che dovremo affrontare: “mi viene la pelle d’oca a pensare a ciò che è stato detto nel 1972 e pensare a ciò che è successo dal 2020 in poi dal punto di vista sociale, ambientale, culturale e tecnologico”. 

Nativa, prima Società Benefit in Europa, è nata con un obiettivo, quello di rispondere efficacemente a queste dinamiche e favorire l’evoluzione del business verso modelli di sviluppo sostenibili e rigenerativi, ridisegnando e riprogettando attività industriali, sistemi di produzione e consumo in modo tale che siano in grado di creare più valore rispetto a quello che prendono, non solo in termini economici ma anche ambientali e sociali.

Il dialogo tra Travaglini ed Ezechieli è stato un momento di delicato ed emozionante. Entrambi gli imprenditori, pur partendo da prospettive ed esperienze diverse, hanno trovato un terreno comune nella loro visione di innovazione e sostenibilità. La conversazione ha offerto uno sguardo approfondito su come affrontare le avversità e trasformarle in opportunità. “if it was easy everyone would do it,” suggerisce Travaglini, sottolineando e suggerendo come non si debba commettere l’errore di fermarsi di fronte ai no, di fronte alle risposte negative: “non aspettate le risposte dagli altri, le risposte le avete dentro di voi.”  

La storia di queste due aziende è un esempio potente di come resilienza e leadership possano trasformare crisi e difficoltà in nuove incredibili opportunità.