Post Malone

Quando Austin Richard Post pubblica ‘White Iverson’ sui social media, agli inizi del 2015, è solo un diciannovenne che mangia ramen a scrocco e dorme nel guardaroba di un amico. Oggi molte cose sono cambiate, ma il fascino di Post resta pressoché immutato. Nonostante tutti i dischi di platino, ha ancora l’aria di un figlio della periferia con le ciabatte in gomma e una birra economica in mano, che ha raggiunto il successo cantando ciò che gli sta a cuore. Post non si è limitato a superare i confini di genere ma li ha letteralmente abbattuti, fondendo i tratti oscuri della trap con lo stile orecchiabile e coinvolgente del rock classico e del country. I suoi brani più distintivi—‘rockstar’, ‘Sunflower’, ‘Congratulations’—sono al contempo cupi e ammalianti, stralunati e mainstream, hip-hop ma non troppo. I bassi spingono e le melodie si librano leggere, mentre Post mette a nudo le sue sofferenze tra rap e cantato, come un principe solitario in esilio. Negli show dal vivo non c’è spazio per ballerini o spettacoli pirotecnici, c’è solo Post con la sua maglietta da football e una sigaretta in mano. Nato nel 1995 a Syracuse, New York e cresciuto nei sobborghi di Dallas, Post si è formato ascoltando country, rock classico e rap. Secondo un aneddoto ben noto, il giovane Post veniva chiamato in salotto per intrattenere il padre e i suoi amici ballando sulle note di ‘Lean Back’ della Terror Squad. L’amore per Guitar Hero si è trasformato in una passione per la chitarra, che lo ha portato a suonare in una band metal ai tempi del liceo, mentre iniziava ad addentrarsi nell’hip-hop. ‘White Iverson’ ha spianato la strada per l’album d’esordio del 2016 Stoney e il successivo beerbongs & bentleys ha continuato a scavare nella malinconia sfarzosa e intricata di Post, mentre nel 2019 Hollywood’s Bleeding ha messo in luce un suono più vicino alle convenzioni del pop mainstream, senza perdere una forte impronta personale.