Inside Out 2: tra ansia, emozioni e pensieri sul sequel

Inside Out 2 non ha bisogno di una recensione, ma di una riflessione sulla nostra salute mentale, sì.

Inside Out 2: tra ansia, emozioni e pensieri sul sequel

C'è davvero qualcuno che non ha ancora visto Inside Out 2 e ha bisogno di una recensione per convincersi a farlo? Secondo me, no: 30 milioni di incassi solo in Italia lo rendono un record, ma se per un attimo mettessimo da parte il capitalismo con i suoi soldi a determinare il valore di un'opera, con il sequel di Inside Out assistiamo a una pellicola che riesce a sintetizzare con precisione -  e senza perdere la poesia -  una delle cose più complesse dell'esperienza umana, ossia sentire le proprie emozioni.

L’ansia pe(n)sante

A proposito di questo, ho visto Inside Out solo qualche anno fa, su Disney+, iniziando a piangere a dirotto al quinto minuto. Tristezza aveva premuto tutti i bottoni della mia console, apparentemente. Eppure era più complesso di così, e con Inside Out 2 ci addentriamo proprio qui, nell'intreccio del nostro sentire.

Abbiamo citato la pellicola molto spesso in quest'altro pezzo che parla di salute mentale, così come abbiamo avuto modo di guardare un po' di dati che riguardano l'ansia - possiamo dirlo che è la protagonista del sequel? - : nel 2019 era la patologia mentale più diffusa nel mondo, secondo la World Health Organization. Non è molto semplice parlare di qualcosa di così diffuso in un linguaggio universale; Disney Pixar sa farlo, ma l'impresa in questo caso era titanica. Innanzitutto, perché la maledizione dei sequel è sempre dietro l'angolo: è difficile eguagliare successi o anche solo le sensazioni che ci lasciano i primi capitoli.

Ansia nella versione originale è stata doppiata da Maya Hawke, mentre in Italia dalla (brava, va detto) Pilar Fogliati.

Qui le sfide erano molteplici. Come si parla di adolescenza? Che emozioni inserire? Come riuscire a rendere il film digeribile, divertente e non troppo complesso per riuscire a parlare a tutto il pubblico? Sicuramente c'erano molte altre domande da porsi, che hanno trovato in Inside Out 2 un equilibrio quasi perfetto: dico quasi perché penso sia un film che non parla direttamente ai più piccoli, anche se la mia compagna di visione mi ha giustamente fatto notare che nonostante non possano probabilmente cogliere tutte le sfumature, è qualcosa che può arrivare e arriva anche a loro, in maniera diversa rispetto a una mente adulta. Tuttavia, grande era la mia voglia di andare a chiedere loro cosa avessero capito.

Seppure il punto di Inside Out 2 (e del franchise in generale) non sia capire  -  si parla di emozioni e le emozioni parlano a noi - il modo in cui è stata strutturata la pellicola lascia molto spazio al pensiero e poco  al sentito, perlomeno  rispetto al primo film. Ansia, con tutte quelle valigie, porta il caos. Ansia è un tornado che distrugge. Ansia ci fa pensare, pensare, pe(n)sare a tutto.

I colleghi di IGN US, nella loro recensione, scrivono: "(Inside Out 2) spiega molto delle emozioni confuse associate alla pubertà, spesso in modi intelligenti, ma raramente lascia che queste siano sentite o vissute, come faceva il suo predecessore". Ma l'ansia è mentale, e la pellicola fa bene a concentrarsi sui processi della protagonista-antagonista per spiegarli con brillanti metafore che, come ha fatto Inside Out a suo tempo, diventando parte di un immaginario collettivo : io, ad esempio, ormai dico che la mia ansia si mette a disegnare 503945 scenari catastrofici, così come "la sfera della core memory".

Più pensato che sentito, e va bene così

Se Red parlava di pubertà, ormoni e mestruazioni in maniera più emozionale, Inside Out 2 si concentra sul processo mentale, e quello che perde in feeling lo acquista donando a chi guarda una chiave di lettura dell'ansia che vale anni di terapia; Riley affronta dei cambiamenti, in sé e sociali, che le portano a dover mettere in discussione tutto ciò che pensava e provava fino a quel momento. La gamma di emozioni si amplia, la sala di controllo impazzisce; lo notiamo in particolare nella scena dell'incontro con Val, la ragazza capitano della squadra di hockey del liceo, per la quale sembra avere un'ammirazione fortissima.

Riley è alle prese con un nuovo momento di passaggio.

Alcune testate si sono affrettate a negare la possibile cotta o quantomeno simpatia "romantica" di Riley - ma ciò che abbiamo visto non è proprio quello che più o meno succede quando si iniziano a provare le prime forti attrazioni (di qualsiasi natura siano)? Le emozioni fanno pratica con la nuova console, e il risultato è la goffaggine e la stranezza della nostra protagonista di fronte alla ragazza che ammira. Diciamo solo che se tra qualche anno viene fuori che Riley possa essere un personaggio queer, io dirò che la comunità lo aveva già detto e previsto.

Fortuna che non devo dare voti; come si fa a racchiudere in un numero un meraviglioso lavoro? Inside Out 2 si conferma un continuo perfetto, con momenti divertenti (un bacio alla nonnina Nostalgia) ed emozionanti, ma soprattutto, con la consapevolezza di aver possibilmente sdoganato la funzione dell'ansia  -  chissà che questo film abbia convinto qualcuno ad andare in terapia. E chissà se, tra dieci anni, vedremo le altre emozioni di Riley, su una console ancora più grande, alle prese con amori, grandi segreti e intrecci sempre più complessi raccontati in maniera così diretta.

In questo articolo

Inside Out 2

Pixar Animation Studios | 19 Giugno 2024