Half-Life, dopo venticinque anni lo sparatutto di Valve è più attuale che mai

Le disavventure extraterrestri di Gordon Freeman restano imperdibili anche dopo un quarto di secolo.

Half-Life, dopo venticinque anni lo sparatutto di Valve è più attuale che mai

Gli anni Novanta sono stati un periodo sorprendente per i videogiochi: un intero decennio in cui sembrava che ogni sei mesi arrivasse una visione rivoluzionaria del futuro. Super Mario 64 ha reso la terza dimensione un'aggiunta essenziale ai platform, Baldur's Gate ha portato una sorprendente boccata d'aria fresca ai giochi di ruolo e Resident Evil ha trasformato una sinistra magione in un terrificante incubo interattivo. Questi esempi rimangono dei classici videoludici senza tempo, ma hanno anche aperto la strada a un futuro migliore per le rispettive serie e per i generi di appartenenza.

Ma c'è un cult degli anni '90 che ha un rapporto insolito con il futuro. Half-Life, il rivoluzionario sparatutto in prima persona creato da appena trenta persone presso Valve Software, che all'epoca era stata appena fondata, sembra ancora una generazione avanti. La sua componente grafica sarà anche invecchiata tra texture a blocchi, illuminazione primitiva e animazioni stentate, ma Half-Life è comunque una capolavoro di level design, atmosfera e narrazione coinvolgente. E nonostante abbia influenzato l'intera industria dei videogiochi, resta un trionfo clamoroso anche dopo aver spento venticinque candeline.

Uno sparatutto immortale

È giusto che l'incredibile campagna di Half-Life, che oscilla tra energiche sparatorie e tese scoperte, abbia un inizio da "montagne russe". Il treno che conduce sul posto di lavoro (la struttura di ricerca sotterranea Black Mesa) lo scienziato Gordon Freeman è un tour alla scoperta dei luoghi principali dell'esperienza di gioco; le numerose tappe del viaggio del protagonista offrono una serie interessanti di incontri e un'intelligente progettazione dei livelli che guida il giocatore verso un finale dal sapore "extraterrestre".

I più amati shooter in prima persona degli ultimi vent'anni, come Call of Duty 4: Modern Warfare e Titanfall 2 (Voto: 9.5 - Recensione), seguono le medesime orme del capolavoro firmato Valve. La varietà di Half-Life è alla base di missioni come "Nell'abisso" e "Mimetizzazione perfetta", ma anche quelle campagne brillantemente variegate faticano a tenere il passo con la rapida evoluzione dei corridoi di Black Mesa. Ogni singolo capitolo ha un concetto unico e definito, dal "nascondino" contro i Tentacoli in "Esplosioni", al divertimento di sparare razzi a guida laser da una sporgenza della scogliera in "Tensione superficiale", fino alla risoluzione dei puzzle legati a un portale in "Centro Lambda".

Questa varietà aiuta a bilanciare il ritmo perfetto di Half-Life. Dopo una fase introduttiva che si colloca volutamente sul filo del rasoio tra il sorprendente e il banale, un disastro scientifico squarcia il tessuto spaziale e degli aggressivi alieni si riversano su Black Mesa. L'obiettivo di Gordon Freeman resta solo e soltanto quello di raggiungere la superficie e trovare aiuto, attraversando i vari piani della struttura in una lotta disperata fino alla fine. Ma proprio quando sembra che la salvezza sia a portata di mano grazie all'arrivo dei marines, il protagonista e i suoi colleghi si ritrovano improvvisamente sulla linea di tiro dei militari, mentre l'esercito prova a mettere a tacere ogni testimone. Questo brillante e scioccante colpo di scena scatena un senso di pericolo sempre crescente in Half-Life. Il gioco costringe così a tornare sotto terra e ad affrontare una serie di capitoli che conducono in maniera agonizzante lo scienziato verso la superficie, per poi spingerlo sempre più in basso e a confrontarsi con cecchini letali, agili assassini e forme ancora più brutali di alieni.

L'aggiunta dei soldati nella galleria dei nemici ripensa radicalmente anche il design degli scontri. La lingua principale di Half-Life è quella della pistola, ma il suo vocabolario è in continua espansione. A cominciare dagli alieni, che nella tradizione di DOOM hanno attacchi unici e lavorano insieme come un brutto collage dell'orrore: ci sono gli headcrab che saltano, mentre gli houndeye caricano le loro onde d'urto e i vortigaunt colpiscono con scariche elettriche a lunga distanza. Il modo in cui sono disposte queste creature extraterrestri, ognuna dei quali richiede tattiche specifiche per essere sconfitta, è ben lontana dalle legioni di umani che si affrontano negli sparatutto di oggi. Anche quando Half-Life opta per i nemici terrestri, essi sono altrettanto intriganti al pari delle loro controparti più esoteriche: un esercito di aggressivi fiancheggiatori e amanti del rischio, che amano stanare Freeman con le granate. Se si combatte con entrambi i gruppi allo stesso tempo, si ottiene un'esaltante sparatoria di sopravvivenza che pochi esponenti del genere FPS sono riusciti a replicare negli ultimi venticinque anni.

L'arrivo dei marines nella missione "Nemici" sposta l'atmosfera legata al senso di sopravvivenza a un qualcosa di simile a una battuta di caccia, con la maggiore pressione sulle spalle del giocatore che rende Half-Life uno dei giochi horror più efficaci mai realizzati. Il tutto è arricchito da un'attenzione sorprendente per i dettagli, l'illuminazione e il tempismo: gli spaventi sono generati dagli headcrab in agguato nei condotti di aerazione bui e da zombi nascosti dietro l'angolo. Tutto ciò alimenta una forte sensazione di isolamento: i PNG amichevoli sono una rarità, e quindi viene chiesto di sopravvivere da soli a lunghi assalti di bullsquid che sputano acido e di cirripedi affamati di carne. Spesso si tratta di una battaglia disperata e terrificante per la sopravvivenza, caratterizzata da scarse probabilità di uscirne vivi.

Il senso di oppressione è bilanciato da una comicità da sbellicarsi dalle risate. Gli sfortunati dipendenti del laboratorio vengono inghiottiti da orrori invisibili che si nascondono nei condotti di aerazione, e le loro viscere grassocce vengono sparate fuori solo pochi secondi dopo, con tanto di versi grotteschi. In un'altra occasione, invece, uno scienziato disperato chiede di essere portato in salvo in quanto è l'unico a sapere come funzionano le cose a Black Mesa, per poi esplodere e imbrattare le pareti con i suoi resti. Half-Life è un vero e proprio spasso come pochi giochi riescono a esserlo al giorno d'oggi; le morti degli scienziati non sono soltanto delle gag, poiché contribuiscono ad alimentare una trama che viene raccontata in modo ingegnoso attraverso l'ambiente stesso.

Valve aveva inizialmente pianificato l'uso di filmati di intermezzo tradizionali salvo poi esaurire il tempo a disposizione, e quindi Half-Life si svolge interamente in prima persona, con il giocatore che ha il pieno controllo del protagonista dall'inizio alla fine. Questo crea uno straordinario senso di immersione: si vive ogni situazione e, a parte l'unico momento di dissolvenza in nero che si verifica dopo aver perso i sensi, il viaggio è completamente continuo e senza tagli di sorta. Questo fa sì che i laboratori e gli uffici interconnessi di Black Mesa siano davvero autentici, e non una serie di livelli separati tra loro. Ed è proprio questa autenticità a far sì che i luoghi non siano solo il palcoscenico della storia, ma la storia stessa.

Buon compleanno, dottor Freeman

"La componente narrativa doveva essere inserita nei corridoi", ha spiegato lo sviluppatore Marc Laidlaw in un'intervista a Rock, Paper, Shotgun. "Abbiamo deciso di inserire molte trappole, deviazioni, ostacoli e occasionali colpi di scena. Un level design di buona fattura riesce a raccontare come si deve la propria storia e, se l'aspetto visivo è sufficientemente chiaro, non c'è bisogno di PNG che spuntano dal nulla per dirci cosa fare. Quando i personaggi compaiono possono quindi pronunciare battute di dialogo inerenti al contesto, invece di somigliare a dei "cartelli" che forniscono indicazioni".

Quasi tutti gli elementi di successo di Half-Life sono stati replicati nell'ultimo quarto di secolo da diversi franchise: Halo presenta lo stesso approccio sorprendente ai combattimenti grazie a un'intelligenza artificiale brillantemente reattiva; la serie Metro ha adottato quell'atmosfera densa che rendeva ogni corridoio una storia a sé; Call of Duty ha invece costruito la sua eredità su missioni concettuali ad alto tasso di spettacolarità, proposte in ogni nuovo capitolo. Nonostante la sua influenza, tuttavia, è difficile poter citare molti altri sparatutto che siano riusciti a elevare in maniera olistica il genere degli FPS come ha fatto Half-Life. In effetti, almeno per quanto mi riguarda, solo un gioco ci è riuscito: Half-Life 2.

Half-Life's brilliance can also be relived with improved graphics thanks to the unofficial Black Mesa remake.

Per molti versi, Half-Life può essere visto come un atto di accusa nei confronti dell'industria dei videogiochi: come può un gioco pubblicato venticinque anni fa essere migliore di quasi tutti gli sparatutto che lo hanno seguito? Perché la sua ambizione è stata superata soltanto dal sequel? L'immagine è quella di un'industria stagnante che va avanti ancora con i giocattoli degli anni Novanta e, finché la situazione resterà invariata, Half-Life continuerà a sembrare un gioco proveniente dal futuro. Le guardie di sicurezza tutte uguali tra loro, la qualità audio scadente e le animazioni legnose sono invecchiate abbastanza, ma non importa, perché la forza del capolavoro di Valve è da ricercare nel suo design. Per questo motivo, ogni 19 novembre varrà sempre la pena ricordare un gioco che ha completamente ridefinito gli sparatutto single player. Altri venticinque di questi anni, caro Gordon Freeman!

In questo articolo

Half-Life

Captivation Digital Laboratories | 14 Settembre 2012
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